Friday, March 24, 2006

Dietro o davanti, poco importa

Alla ricerca di una verita', qualsiasi, in questo momento.
Circoncisa l'anima, in una qualsiasi delle epoche storiche, da sempre si e' cercato una verita'. Proprio quel che stiamo facendo tutt'ora (a proposito: anche se non ve ne sarete accorti, non siamo la societa' perfetta): in fondo alla botte di questa matta storia di spine e saltimbanchi dal sorriso pre-confezionato, ancora qualcuno c'e' che cerca nella melma. Si, e' melma, niente di piu' e niente di meno che lurida e sporca cacca di mucca, mista fieno, mista sangue, mista vomito di gallina, mista a quel che volete.
Ci ha provato Busi, intellettualoide con un filino di puzza sotto il naso, ma si e' perso in frasi shock ed isterismi sintattici. Ci prova in continuazione qualcun altro, ma rimangono per lo piu' inascoltati. Un tempo ci ha provato un Comunista finocchio - come piaceva dire a molti -, ma ci ha rimesso la pelle prima di arrivare a un dunque. Ci provano ancora una volta gli amici del bar all'angolo, pur sapendo che spenderanno tutto in bianchi e neri, ubriacandosi e vomitando l'animo.
Dietro o davanti, poco importa, basta che sia una verita'.
Alla pazza rana umana.

Friday, March 17, 2006

Davanti a me, in questo momento.

Tutti vedono. Dice di stare zitta. Parla piano! Una soap in piena regola, solo narrata da due adolescenti attempate, che si esprimono a lettere e a concetti. X e' geloso di me. Y si mangia le dita quando mi guarda. Percentuali, frasi senza speranza, in un pomeriggio di un venerdi' sonnacchioso, quasi spumoso di polvere, tanto pare stampabile sulla cute. La magra e' tranquilla, lei dice, ma la falsa rossa incalza: ridacchiano con fare risaputo. Momento di stanca, ma l'annuncio del ragazzo Z divora l'attimo: un esplosione di gridolini e concetti debosciati, proprio sotto a dove dovrebe esserci lo sterno. Sono fatte cosi', che volete farcene.
Una pausa, una altro caffe', poi di nuovo a narrarsi di amori possibili, con storie in odore di soap e subdole malignita'.
Forse faccio male a far finta di origliare, magari neanche me lo merito di partecipare mutamente al chiaccherio. Ma sono stanco, e questa pantomimia di ragazze e' l'unica cosa che mi permette di far fuggire le speranze.
Ascoltando ancora. Meglio di una fiction. Almeno riesco ad immaginare.

Friday, March 10, 2006

Lo Stupido ed il Padre di famiglia

Il Padre di famiglia veniva da un momento all'altro lasciato a se' stesso dal proprio Capo, proprietario della fabbrica di pesticidi in cui aveva lavorato da anni. Tornato a casa, ristabilito il contatto con le realta', il Padre ando' in uno sgabuzzino solamente a lui noto, prese tutto l'armamentario disponibile, ed ando' fuori a trovare la moglie e le figlie, in cucina, in attesa di cenare.
La prima, la piu' grande - colei a cui andava d'andare con il fornaio all'angolo, tossicomane risaputo, puttaniere da una vita - fu la prima che ricevette la rosa di pallettoni: in pieno viso, in un suono gutturale spastico. La seconda, la piccola, dovette essere inseguita per tutta la casa, sino al bagno senza porta d'uscita. La moglie - la carissima mogliettina che lo tradiva con lo stesso fornaio di sua figlia -, si ricordo' il numero di telefono delle forza dell'ordine, poco prima che le dodici accoltellate le togliessero l'esistenza.
Uscito dalla fresca casupola, il Padre di famiglia incontro' lo Stupido che, incapace di pensare e di agire come il senno vorrebbe, si limito' a guardare negli occhi l'assattanato che lo stava aggredendo.
Insanguinato sin nel midollo, al vedere l'incredulo immobilismo anche il Padre di famiglia si fermo' e, dal sotto dei grumi di sangue che non tardarono a formarsi sulla cute, decise di compiere quello che credette essere la migliore delle ipotesi: riuni' la famiglia.
Un atroce gesto d'amore, conseguenza del male dilagante, a cui lo Stupido non seppe ribattere, se non andandosene.

Tuesday, March 07, 2006

Scarpe

Ne si vedono di continuo: schiacciate in piedi troppo grandi; vaste e roboanti, a contenere un minuscolo piedino; oppure esauste e circospette. Oggetti di moda, indaffarate a far la massima impressione impossibile; pur quando le si acquista al mercatino equo-solidale, hanno sempre quel vago sentore di sfruttamento minorile.
Tra le molte possibili, poche vengono indossate degnamente: vecchiette intrampolate su tacchi asfissianti, logore scarpine sotto al tailleur Gucci, oppure il sempre AAAAAH! anfibio trasclucido in bella mostra sopra i pantaloni.
Oggetti di moda, dicevamo, ma anche di emancipazione manifesta: non vi dicono niente le Converse sdrucite ai piedi, e il can can che hanno provocato all'inizio degli anni novanta? Bene, adesso ci siamo.
Nella panacea di soluzioni possibili, pero', spuntano loro: suola bassa, profilo dolce e sfuggente, quasi invisibile, tanto la calzatura e' stata concepita bene. Infoderando un piede gentile, lievemente diafano - forse imbellettato da un velo di fondotinta - la cui esile caviglia innesta circospetta il polpaccio slanciato, a far tendere al cielo il magico insieme.
Non toccando neanche l'asfalto - immondo, immeritato -, scivolano e progrediscono come se fossero vive, ammiccando civettuole, scomparendo con uno sbuffo di scintille al prossimo angolo.

Monday, March 06, 2006

Lo Stupido sul tornante

Lo Stupido sapeva di non doverci andare; ma vuoi la passione del momento, vuoi per la speranza in qualcosa di migliore, si ritrovo' a calpestare quel largo sentiero ritorto. Aspettando amaro il tempo, lo Stupido assaporava dai pori i refoli d'aria, rimirando placido la vista che gli si proponeva: la citta' sbarluccicante in lontananza, una valle ad intermittenza buia di traverso allo sguardo, mentre le seriose cime baciavano languide il cielo. Sopra una di queste una luce: un rifugio montano, dove qualcuno molto probabilmente si stava divertendo.
Nell'indecisione del momento trastullante, lo Stupido si torturava l'animo e le vesti, - sempre brindellotiche e senza stile -, nella speranza di non fare l'impressione dello stupido. Ma lo Stupido commise l'errore d'esser se stesso; e quando venne il punto del tempo d'esprimere qualcosa, rimase con le labbra attaccate ad un gancio, insicuro dei concetti da esprimere, fraseggiando sparse note di commianto funesto.
Schiacciato sul fondo, il Ciclone venne ed ando' via, lasciandolo inerme ed esangue al suolo, vuoto come una cozza succhiata con malcelato gusto.
Con i propri stracci, le beghe interiori e quello sciocco sorriso sulle labbra; totalmente falso, rispetto a quel che aveva dentro.
Tagliarsi i capelli non aveva portato giovamento, povero Stupido!

Wednesday, March 01, 2006

Lo Stupido d'un quiz

Da tempo lo Stupido, passando davanti alle vetrine di piramidi di televisori, aveva preso l'abitudine di partecipare immaginariamente ai quiz ivi espostii. Gerry Scotti, Amadeus, Genius, insomma tutto quel che c'era; di fare della nozionistica uno spettacolo. In quel periodo, inoltre, l'Uomo perfetto si era preoccupato di iniziare a divenire celebre, comparendo in un paio di talk domenicali.
Su un marciapiede dai tombini di ghisa erosa, dei paparazzi si trovarono ad intervistare l'Uomo perfetto, in jeans stinti e felpa rosso Nike; piu' per volere del potere superiore che li comandava, che per un reale interesse per colui che dovevano intervistare: era pur sempre l'uomo perfetto, mica bazzacole. Sfortuna della sorte, proprio in quell'istante stava per iniziare un quiz televisivo in una vetrina di fianco alla scena, davanti alla quale si materializzo' lo Stupido. Vestito di stracci, agguerritissimo, ansioso di rispondere alle domande.
Risposte alle prime dieci, o forse dodici domande, i paparazzi spostarono l'attenzione verso questa nuova comparsa, iniziandolo pure ad incitarlo. In breve, lasciarono l'Uomo perfetto ad annusare l'aria, interessandosi a questo perfetto sconosciuto, capacissimo nelle domande.
Ma la Donna dalle tette enormi, fresca fresca di gossip con l'Uomo perfetto - Costa azzurra, uno yacht, dei teleobiettivi potenti -, comparve a risolvere la battaglia.
Risolta anche l'ultima domandona finale - sbagliata dal reale concorrente -, lo Stupido di allontano', mutamente auto-congratulandosi della performance esibita; proprio mentre l'Uomo perfetto e la Donna dalle tette enormi sciorinavano una frasetta sempre efficace.