Friday, February 01, 2008

Babbo Natale

incartapecorito dal freddo che gli punge e gli strappa la pelle, la faccia corrugata dal gran peso di l'afflizione dei pensieri sul mondo, il nodo del sacco che gli sega il sangue della spalla su cui grava la massa dei giocattoli dei bambini; che sorridono e sperano che porti loro il divertimento cercato.
Finito il 25; facciamo il 26?
Torna ad essere un vecchio, buono solo a dar da mangiare ai piccioni, impacciato con il mais - le dita martoriate dall'artrite -; rompiballe che non vuol star zitto dal biascicare la traballante solita strofetta, con la dentiera qui e la', governata alla belle meglio dalla lingua bavosa.
gingle bells... gingle bells.. gingle all the
Stattene zitto!
Chinato il capo, macinando amaro i chicchi che lancia a gesti rabbiosi ai pennuti, deluso dallo schiamazzo delle suonerie che gli invadono le orecchie - suonerie prodotte dagli stessi doni che lui stesso ha portato appena un mese prima -, ad un certo punto anche Babbo Natale si stanchera'.
Ed iniziera' ad essere veramente un vecchio come altri, lasciando definitivamente i bimbi senza doni. Osservando il mondo dalla finestra dell'ospizio, gia' da questo momento si immagina deluso ma affatto amareggiato verso quel mondo che si lecca le ferite che la terrificante perdita seminera' a perdita d'occhio.