Wednesday, September 28, 2005

La prendo e la porto via

Magnifica in ogni sua curva, m'ammicca di farmela. Ci giro attorno circospetto, lei non si volta neanche a vedere dove sto guardando: evidentemente le piace essere spogliata con gli occhi. Sorrido compiaciuto, mi avvicino di lato e tento un primo approcio. Sembra evitarmi, poi un timido rifiuto, ma quando avanzo delle pretese piu' ardite, si lascia toccare da delle mani inopportune. Le mie. Non e' mia - mi ha gia' fatto intendere che e' di un altro -, ma la sostanza di cui e' fatta non puo' subire proprieta', quindi sono e saro' sempre uno di passaggio: il suo reale compagno e' solo un povero illuso. Guarda come si fa a farla godere. Di come te la soffio da sotto il naso, di come te la uso da animale, riportandotela soddisfatta, ebbra di piacere, una volta che avro' fatto i miei comodi. Alla tua insaputa. Ovviamente me ne sbatto altamente di tutto cio', ma quando compio certi tradimenti, cerco sempre una giustificazione. Questa giustificazione che non ho, ma che continuo a cercare. La spalanco con godimento crescente. Mi insinuo. E' mia, l'ho tra le mani, sulle dita, nei capelli e tra le gambe, la sento flettere leggermente quando raggiungo il primo stadio di occupazione, poi geme e si mette sulla strada dell'infamia gridando. E' di prima classe, poco usata e ignobilmente trascurata dal precedente, ovvio pensare al motivo di tanta ingordigia nei miei confronti. Ed io non mi tiro indietro: l'afferro con forza, la faccio strappare quando vedo che si sta rilassando, decelerando quando il ritmo sale troppo, di modo tale da non sfiancarla subito, senza necessariamente farle passare una esperienza piatta. Come ha sempre subito, temo, tra le mani di un ragazzo troppo interessato all'apparire, che alla reale sostanza. Quella sostanza che sto scoprendo a poco a poco, di gemiti e soffocamenti precoci, oggetti rovesciati e legacci suadenti. Gli svergino ripetutamente nuove sensazioni, nuovi stimoli, plasmandola come nuova ad ogni tocco. Sono bravo: l'ho portata su ogni vetta, ma quel che voglio da lei e' qualcosa di piu'. E' l'ora, non ce la faccio piu', ho il corpo madido di sudore, la foga in pochi punti e la faccia tutta tesa: devo liberarmi. Ora, adesso. Guardo l'ultima volta tutti i punti del pellame morbido, afferro con forza quesa forma di timone che mi offre con fare sguaiato, porto il bacino per l'ultimo tocco di fioretto, e lancio questa Ferrari rubata contro un muro di arenaria rossa. Un amplesso perfetto.

Friday, September 23, 2005

Un pensiero

Un pensiero fuggevole puo' essere dedicato al male.
Non avete mai pensato a quanto si faccia fatica a far del bene, mentre per il male la soluzione e' facile e quasi naturale?
Un esempio: per uccidere una persona, basta un coltello abbastanza acuminato e lungo, mentre per salvare la stessa, anche da un semplice mal di pancia, si impiega fatica e sudore, pastiglie a non finire e amorevoli cure. Frustranti se prolungate, disagevoli e inesorabili se troppo celeri.
La domanda che sorge spontanea e': ma siamo sicuri che noi umani, quindi personaggi di dubbia fama, egoisti per definizione, siamo stati fatti per perpetrare il bene? Urgono riflessioni.
Pensate solo alle torri gemelle, e al "benessere" cosi' faticosamente edificato. Che e' bastato? Una manica di pazzi, qualche lezione di volo e una ideologia di base. Mettiamoci anche un aereo di linea. Scuotete il tutto e il botto e' servito.

Tuesday, September 20, 2005

Un sogno

Comodamente in poltrona, il mio sogno si puo' appoggiare tranquillamente sulle ginocchia. Lo si puo' aprire per prestargli attenzione, inseparabile ai piu' attenti, seducente ma assolutamente difficile per i svogliati.
Il mio sogno lo potrai mettere sotto ad una gamba del tavolo, quella piu' corta delle altre, onde evitare ulteriori sberleffi delle sorelle piu' lunghe.
Il mio sogno e' reale, capibile e impossibile. E' un sogno, insomma.
Il sogno di cui voglio far parte e' uno sciacquone di cinque, sei mesi, dopo di cui la realta' in cui sopravvivo mi dira' se potro' mai raggiungerlo.
Il mio sogno e' non dover piu' provocare ancora male, pecunario e di cuore, e vivere in pace con me stesso.
Non so se sia una introspezione di me stesso, se intero frutto della mia fantasia, o vaccate che possono esibire qualunque.
So solo che e' un sogno.
E che non lo sara' piu'.

Tuesday, September 13, 2005

Come vorrei essere

Vorrei essere
come i tasti
pigiati alla rinfusa
in una sacca
a tracolla di un pazzo
immerso nell'abitacolo
di una macchina lanciata
a folle velocita' contro
un muro di arenaria
rossa.

Monday, September 12, 2005

Il Senza peli sulla lingua

Per l'uomo senza futuro, il rapporto con il Senza peli sulla lingua e' conflittuale e contradditorio.
Se nel passato antecedente alla condizione in cui sta bruciando, il Senza peli sulla lingua e' stato qualcosa di affatto presente, soffocato quindi dalla reale essenza del proprio essere, questo male in quattro parola diventa una necessita', una terza persona sempre presente, a cui narrare per farsi raccontare.
Se, invece, durante il lazzo di tempo in cui e' stato imperfetto, l'esistenza dell'ora perfetto e' stata costellata dalla sincerita', Il senza peli sulla lingua e' una realta' demonizzabile, esecrabile, da cacciare quanto piu' lontano possibile.
Perche' per essere perfetto, questo iperuomo deve tramutare il proprio Senza peli sulla lingua nell'esatto opposto della realta' vivente. Solo cosi' potra' scacciare lo sciacallo dal proprio petto, ed elevarsi al di sopra dell'esistenza.