Velocity
Sovrastato dall'enormita' delle ionosfere metafisiche, il mio corpo se ne sta fuggendo a velocita' inimmaginabile, guizzando come un fulmine a biscia nella sostanza dell'universo. Non colgo minimamente quanto mi potrei fare del male; ed anzi, per togliermi dalla testa qualsiasi scheggia su cui far fiorire un dubbio in merito, spremo ancor piu' l'immateriale acceleratore che ho in testa.
A questa velocita', anche la mia identita' non e' altro che una macchia vibrante, una funzione asintotica verso la Verita', l'accelerazione massima dell'espressione umana sopraeccitata, la tesi inconfutabile che ognuno di noi puo' essere il braccio destro di Dio. Spingo ancora piu' forte, impunto l'anca ad angolo retto e vai!, dentro un'altra marcia. Sono in centesima. O in millesima. Ingrano all'infinito. Non ho limiti. Sono irraggiungibile.
Il bello di tutto questo dire, il fatto eccitante dell'essere finalmente senza limiti, è che tutti coloro che cercheranno di comprendere, su tutto ciò non potranno contestare, non potranno speculare con la loro solita tracotanza dialettica; per il semplice fatto che l'incredibile velocita' raggiunta, non e' contemplabile da coloro che riusciranno a vedere solamente parole messe alla rinfusa, in quello che staranno leggendo. Per quei quattro (ma saranno sicuramente meno: maledetta il mio ottimismo) che riusciranno ad andare oltre, che affronteranno queste stesse lettere come trampolino di lancio per scoprire la pigrizia di un concetto, la noia di un dogma, l'incomprensibile post-sbornia dell'articolo di cronaca a lato; solo loro potranno sapere cosa vuol dire mandare miliardi di miliardi di neuroni schizzati in orbita.
Cerco di afferrare una stella con una parte di me - ora sintono di luce rarefatta, e non vile sostanza di pensiero -, ma persino questo puntino nella volta stellata si polverizza al mio contatto. E spingo ancora, lancinante dolorosamente, non raggiungendo mai una velocita' definita. E distanzio la luce; tutte le molecole e le svariate altre impostazioni basilari che la Natura ha imposto alla propria opera massima.
Da qualche istante a questa parte ho lasciato dietro lo stesso concetto di velocità; mi e' scomparso persino il senso dell'agire incondizionato. Le domande si affollano inconsapevoli, quasi colpevolizzandomi.
Dove sto andando? Dove mi sta mandando tutta questa frenesia? C'e' un punto massimo di Verita', oltre all'ultima privazione: me stesso, compagno fedele?
Non voglio saperlo. A me basta accelerare; e non pensarci.
A questa velocita', anche la mia identita' non e' altro che una macchia vibrante, una funzione asintotica verso la Verita', l'accelerazione massima dell'espressione umana sopraeccitata, la tesi inconfutabile che ognuno di noi puo' essere il braccio destro di Dio. Spingo ancora piu' forte, impunto l'anca ad angolo retto e vai!, dentro un'altra marcia. Sono in centesima. O in millesima. Ingrano all'infinito. Non ho limiti. Sono irraggiungibile.
Il bello di tutto questo dire, il fatto eccitante dell'essere finalmente senza limiti, è che tutti coloro che cercheranno di comprendere, su tutto ciò non potranno contestare, non potranno speculare con la loro solita tracotanza dialettica; per il semplice fatto che l'incredibile velocita' raggiunta, non e' contemplabile da coloro che riusciranno a vedere solamente parole messe alla rinfusa, in quello che staranno leggendo. Per quei quattro (ma saranno sicuramente meno: maledetta il mio ottimismo) che riusciranno ad andare oltre, che affronteranno queste stesse lettere come trampolino di lancio per scoprire la pigrizia di un concetto, la noia di un dogma, l'incomprensibile post-sbornia dell'articolo di cronaca a lato; solo loro potranno sapere cosa vuol dire mandare miliardi di miliardi di neuroni schizzati in orbita.
Cerco di afferrare una stella con una parte di me - ora sintono di luce rarefatta, e non vile sostanza di pensiero -, ma persino questo puntino nella volta stellata si polverizza al mio contatto. E spingo ancora, lancinante dolorosamente, non raggiungendo mai una velocita' definita. E distanzio la luce; tutte le molecole e le svariate altre impostazioni basilari che la Natura ha imposto alla propria opera massima.
Da qualche istante a questa parte ho lasciato dietro lo stesso concetto di velocità; mi e' scomparso persino il senso dell'agire incondizionato. Le domande si affollano inconsapevoli, quasi colpevolizzandomi.
Dove sto andando? Dove mi sta mandando tutta questa frenesia? C'e' un punto massimo di Verita', oltre all'ultima privazione: me stesso, compagno fedele?
Non voglio saperlo. A me basta accelerare; e non pensarci.