Wednesday, May 31, 2006

Senza titolo

Ho visto una magnifica bestia senza cultura, ne' tana. Si accompagnava ad un suo simile, gigantesca e furiosa. Non mi ha scorto, non l'ho inseguita.
Comunque s'e' presa qualcosa di me. Quel qualcosa che adesso non riesco piu' a recuperare, pur perseverando nell'insensato agire giornaliero. Vegeto, semplicemente, e non ho vergogna a dirlo. Questo perche'? Perche' una bestia senza cultura ne' tana doveva proprio pensare a me', in quel momento!
Resto ancorato ai pochi capisaldi di una vita: lo sport, la cultura, le persone care. Non riesco ancora a capire quanto mi resta da vivere - questo per tutti. Mi trascino tra i pensieri, grattando a terra con il piede del sentimento, provocando fracasso e malumore. Festa

Wednesday, May 24, 2006

Qualcuno se n'e' andato

Questa mattina le ruote sobbalzavano stanche sull'asfalto semiumido; i finestrini sporchi di una macchina che sembrava muoversi di vita propria, si frapponevano inefficaci alle sferzate della nuova aria post-temporale. Erano le mosche, o forse qualcosa che andava oltre il cedevole carapace di piccoli animaletti a sei zampe, cio' che disturbava il languore dell'inizio giornata. Alcune frasche, impaurite e lustre dalla lotta serale, schiaffeggiavano titubanti lo scatolotto del mezzo di possibile frenesia. Quanti se ne sono andati, e quanti ancora lo faranno. Una gomma, imperfetta nel bilanciamento di convergenza del manuale di meccanica, tentennava sul da farsi in curva. Troppo veloce, alcuni dissero; il consumo del battistrada non e' stato omogeneo, altri affermarono; la storia aveva decretato da tempo la sua fine, i meglio informati saettarono.
Pur avendo un male incurabile, trascurando l'incertezza della vita condotta in linea retta - la quale avrebbe potuto procastinare l'inevitabile fine -, aveva deciso di vivere sino in fondo. Guidare a fari spenti nella notte, come Nuvolari. Portare in testa un enorme cappello di feltro, cercare la vera essenza dell'animo umano: i corbezzoli dell'uomo che voleva ingannare la morte. Portare un fiore alla luna. Lacrimare assenzio. Bere rugiada dalle mani della propria musa. Non ha sofferto.

Monday, May 22, 2006

Per un amico che deve diventare grande

Ho un amico che deve diventare grande. Ci siamo divertiti, abbiamo sofferto e riso, ma adesso le cose si fanno serie. Deve crescere in fretta, non c'e' che dire: gli occhi non devono tradire alcun dubbio.
Preoccupato non direi, piuttosto pensoso sul futuro.
Da che pare iniziare? Tornare indietro non se ne parla: la manifestazione sportiva e' iniziata da un pezzo, e la sua partecipazione e' stata fissata da un ordine supremo. Gli occhi saranno tutti su di lui. Molti ascolteranno chi lo giudichera' per quello che ha fatto, e non per cio' che porta dentro. Ma non lo abbandono, come altri di certo faranno. Non sara' il mio comportamento, questo e' indubbio.
La carita' in questo caso non c'entra. Non sono il buon samaritano. Un incoerente che cerca di trovare un nesso... cose mai sentite, non trovate?
Non mi resta altro che aspettare. Percepisco avvenimenti.

Tuesday, May 16, 2006

Oggi il sole splende

Scaglia raggi, barbagli saettanti dell'animo infuocato, arroventando le lamiere delle macchine fuori parcheggiate. E continua, e continua, assecondando quel volere fisico sperimentale che pretende la fusione nel punto critico.
Sembra sempre di star per sciogliersi, di fare un passo in piu' del consentito; per meta' nella torba, con un anello di pece liquida attorno al cuore. Strozzato. Affannosamente sulla spiaggia, il bimbo cerca di costruire un castello di sabbia; ma anche l'immane costruzione crolla ben presto, prosciugata arsa viva dall'intrepido mozzatore di anime umide. La madre, dal canto suo, cerca in ogni modo di ripararsi sotto strati e strati di crema solare e ombrelloni, ma la pelle ipersensibile sfrigola di gia'. E poi ci sono gli intrepidi sportivi di mezza giornata, con gli occhialoni, le bermuda fosforescenti, i corpi ipersortivi colorati a terra bruciata. Sopra di tutti, immenso famelico, una semipalla irridescete compie il proprio CiaoCiao a mannaiate di raggi ultravioletti.
Lontano dalle follie balneari, al di qua' della barriera architettonica, molto dietro ad uno schermo fosforico, l'utente continua a combatte l'eterna lotta contro la manopola del condizionatore.

Monday, May 08, 2006

Lo Scheletro

Era da qualche tempo che non lo sentivo piu' grattare, al di la' della spessa anta del mio armadio interiore. Stavo bene, ero infelicemente annoiato, fallacemente preso da tutte le bombe che mi sganciavano contro. Dio, la vita che conducevo!
Ma non avevo finito di fare i conti con lo Scheletro, il quale mi ha colto in fallo nel momento in cui ero piu' vulnerabile, inaspettatamente.
Si e' semplicemente tolto una falange, incuneandola pian piano all'interno della toppa, senza far rumore perche' non sentissi e mi cautelassi di conseguenza. Come un turbine, sicuro di aver scardinato l'anta, eccomelo spuntare feroce e incavolato, con gli occhi rossi dal pianto sanguigno e le scheletriche memba frementi di rabbia. Non ho ancora fatto nulla, se non tapparmi occhi, bocca e orecchie, nella speranza di non essere visto e che passi oltre.
Anche se non penso che un Bip possa cambiarmi un ulteriore volta la vita, la speranza di poter richiudere lo Scheletro nell'armadio non e' ancora morta. Adesso, per esempio, pur non vedendolo, lo sento aggirarsi furtivo attorno a me, dietro ad un pilastro, guardandomi e riguardandomi, valutando dove sferrare il primo colpo.
Solo un desiderio: anche se non mi sono comportato come avrei voluto e dovuto, Scheletro di prego: non causarmi troppo dolore.

Tuesday, May 02, 2006

Mio cugino

Al compimento del ragguardevole traguardo dei quattro anni, dopo aver fatto una scorpacciata di Boeri e torta salata, mio cugino era andato al bagno.
Niente di strano - chi non c'e' mai andato, tra noi? - ma quel giorno era speciale: se ne usci' tutto sudato, accalorato come non lo era mai stato, urlando a squarciagola frasi affannose. Vieni vieni! Corri! Seguito da un peplo di ragazzini urlanti e divertiti (bambini di al massimo dieci anni di eta') andammo a vedere che cosa era accaduto di cosi' ecclatante.
All'imbocco del sifone del water, gagliardamente retto in piedi, piantato sul fondo di porcellana come una menhir di Obelix, un enorme popo' a forma di sottomarino giaceva fiero ed inflessibile. Devo ammettere di aver provato un primo moto di schifo. Fui tentato di farli uscire, e tirare la catenella. I bambini che erano venuti con me, invece, alla vista dell'incredibile prodotto rettale, scoppiarono in un risata generale. Incredibile a dirsi, le manine reggevano a fatica il sorriso sguaiato, le frasi infantili ma esilaranti; le piccole peste d'esortazione a ridere di piu'. E mio cugino, sempre accalorato ma ridente, che se ne stava in piedi a narrare, con tanto di dovizia di particolari. E gli altri, sotto con le domande.
E' stata una giornata incredibile.