Friday, February 01, 2008

Babbo Natale

incartapecorito dal freddo che gli punge e gli strappa la pelle, la faccia corrugata dal gran peso di l'afflizione dei pensieri sul mondo, il nodo del sacco che gli sega il sangue della spalla su cui grava la massa dei giocattoli dei bambini; che sorridono e sperano che porti loro il divertimento cercato.
Finito il 25; facciamo il 26?
Torna ad essere un vecchio, buono solo a dar da mangiare ai piccioni, impacciato con il mais - le dita martoriate dall'artrite -; rompiballe che non vuol star zitto dal biascicare la traballante solita strofetta, con la dentiera qui e la', governata alla belle meglio dalla lingua bavosa.
gingle bells... gingle bells.. gingle all the
Stattene zitto!
Chinato il capo, macinando amaro i chicchi che lancia a gesti rabbiosi ai pennuti, deluso dallo schiamazzo delle suonerie che gli invadono le orecchie - suonerie prodotte dagli stessi doni che lui stesso ha portato appena un mese prima -, ad un certo punto anche Babbo Natale si stanchera'.
Ed iniziera' ad essere veramente un vecchio come altri, lasciando definitivamente i bimbi senza doni. Osservando il mondo dalla finestra dell'ospizio, gia' da questo momento si immagina deluso ma affatto amareggiato verso quel mondo che si lecca le ferite che la terrificante perdita seminera' a perdita d'occhio.

Friday, April 27, 2007

Corro e salto

A falcate che sembrano ponti, getto le fondamenta per un pensiero nuovo. Corro; appresso alle illusioni di un sistema che ho tutt'in testa, ma che non voglio esprimere per la paura che mi deridano. Salto, balzo, mi insacco a terra, nelle lande di pensiero. Mi demoralizzo. Poi qualcosa dentro mi batte forte e getto la gamba un po' piu' in la', trasgredendo quindi il fermo che mi ero imposto. Catapultato in una valle di fiori espansi, per pochissimi istanti sopra un'altra cima, quel tanto da aprire le braccia per accogliere l'aria respirata e vedere il mondo. Mi entusiasma ancora l'umanita' delle persone semplici, apparentemente di una vita precedente. Tengo tutto dentro. Incredibilmente mio.
Schifitoso, schifato, preso da se', certo d'essere, dite quel che volete, ma del mondo che ho descritto, saprete solamente quando trovero' un punto inamovibile della vita.

Thursday, March 29, 2007

Politica e politicanti

La politica odierna è uno scranno regale dallo schienale alto, importante, impreziosito da pietre e blasoni. Oltremodo comodo, permette di appoggiare con tutto il confort immaginabile gli avambracci sui braccioli, foderati di delicate piume di cardellino. Non molto alto da terra, le gambe cascano esattamente d’appoggiare interamente la suola, senza avere la coscia – neppur lievemente – levata dal cuscino profumato, ove poggia il sedere. C’è persino la possibilità d’avere un soffice appoggio porpora: attaccandolo al punto esatto dove la testa poggia, aumenta a dismisura il rilassamento dei muscoli del collo; qualora lo schienale d’avorio e ametista non dovesse soddisfare appieno tale funzione. Siccome la millenaria esperienza della pregevolezza di tale scranno ha affinato ogni particolare, qualora si volesse stendere le gambe, v'e' la presenza di un poggiapiedi di platino ed oro, foderato superiormente del miglior tessuto d’Inghilterra: prodotto in una quantità esigua – un metro quadrato di stoffa all’anno -, viene impiegato in toto per non offendere oltre i tacchi del politico sedente dall’offesa del suolo.
Capibile, quindi, la vile efficienza della cinghia in cuoio grezzo, piantata per mezzo di alcuni chiodi nei braccioli di cardellino; la cui fibbia rigidamente serrata sopra le gambe, viene continuamente controllata dal politico sedente.
Ma certo, perDio!, è più facile piantonare gli occhi sullo stato d’usura della propria cintura, che alzare lo sguardo e vedere la merda su cui questi scranni sono stati edificati!

Sunday, March 25, 2007

Immagino

Un'opera teatrale in cui dei magnifici porci, dopo essersi scambiati pacche sulle spalle, sorrisi affabulatori e frasi cameratesche, si siedano su dei sgabelli in rapida crescita. Parole demagogiche, gesti ampi, tutto per conservare il loro prestigio; nell'infame nome dell'Onore calpestabile. Ben presto saranno privati della parola, di modo da rendere il tutto una pantomima - e quindi una caricatura farsesca amara - di loro stessi.
Poi immagino di alcuni cerbiatti, qualche scoiattolo, persino delle ninfe animali, che stravolgano la considerazione che abbiamo di loro, deturpandosi avvicendevolmente i corpi con dei randelli, in nome dell-ideale a cui - inspiegabilmente - si sono votati con anima e corpo. Questi dovranno correre e lottare sfiorando gli sgabelli dei porci, come se solo il loro sobconscio vedesse gli ostacoli, ma non la ragione che li comanda. Mi serviranno musiche idonee, tutti dovranno essere partecipi e propositivi; immagino persino che almeno uno capisca l'intento principe che sta sotto. Non ci saranno protagonisti principali. Deve essere la collettivita' a risaltare.
Poi il finale, che non posso svelare, ma che comprendera' intimamente tutti coloro che staranno in sala. Fara' ovviamente piangere, per sfociare in odio e rivalsa, piombando sulla difficilissima decisione del The End con un senso di disagio e leggera vergogna. Poi entreranno gli attori senza maschera, il regista, qualcuno delle luci e il promotore dello spettacolo. Se pomodori o fiori non so. A me importa che si polverizzino le ragnatele nelle menti dei paganti. All'uscita dal teatro, le teste saranno sciacciate sul petto dal peso della ricerca interiore; solo la frescura della temperatura esterna, i rumori della citta' e il dolce tepore insincero di un lampione stradale, saranno le uniche percezioni che faranno comprendere dove vorrei che si andasse a parare.
E tutto sara' nuovo; si potra' finalmente tornare a sorridere, pur sguazzando nel fango.
Qualcuno deve pur rischiare, se non vogliamo che le persone perdano definitivamente la speranza.
Il tutto per dire

Donna: impasto di fango
brodo primordiale di pensiero
termine ultimo di ogni mio gesto o sguardo

Wednesday, February 28, 2007

Giovani e tv

Penso che i giovani non siano la tv.
Troppo semplice, affidarsi alle belle lingue dei commentatori televisivi, presentatori e presentatrici, che vogliono fare un tutto stupido, ripetitivo, con poche speranze e nessun ideale. Mi fa letteralmente sbellicare dalle risate, lo shock prodotto dalla scoperta delle nuovissime colonne delle BR: ventenni, accalappiati da sempreverdi terroristi nostalgici, nei centri sociali e negli estremismi dei sindacati. Mi godo il mio minuto di celebrita', a pensare che un certo qual poliziotto, a Messina, sia stato aggredito e ucciso da una banda di minorenni, sul piazzale dove ogni domenica si consunano scampoli di cronaca sanguinosa.
A parte la canonica settimana di riflessione e di scandalo - in cui succede di tutto, quindi esattamente nulla - pero', ecco la (nostra) bella televisione sfornare un nuovo programma di target giovane, in cui a quattro o cinque qualunque della strada, viene messo in bocca quel tanto che basta da farli divenire carne da Buona domenica; continuando a propinare sempre la stessa solfa: e' la celebrita', la bestia grassa a cui tutti dovrebbero azzannare il collo. Il Grande fratello, ovviamente, e' l'oca piu' ambita: scopo del gioco: infilarsi in quante piu' mutande possibile nel minor tempo.
Ma forse i giovani non sono cosi'. Forse i giovani, vistisi alle strette in un mondo che non fornisce loro un megafono per esprimere le loro idee, hanno deciso che e' venuta l'ora di affidarsi ad un'altra bandiera: l'ideale.
L'ideale della possibilita' di una nazione nuova, riordinata secondo regole monolitiche, dopo una potente azione di guerriglia organizzata. L'ideale di essere finalmente parte di un gruppo, anche se violento e machista come gli ultras di ogni curva. L'ideale che qualcosa di buono ci sia ancora; anche se non pubblicizzato, anche se non palesemente finto e costruito a tavolino: Aldo Pecora: Ammazzateci tutti ( www.ammazzatecitutti.it ): la totalita' dei propri vent'anni trascorsi in Calabria, tra la mafia e gli strozzini, pronti a sacrificare la propria vita per una terra continuamente sommersa dagli errori (voluti) dei vecchi. Ma la tv tace

Friday, February 16, 2007

Noi, filosofi del vivere troppo

Noi, filosofi del Vivere troppo siamo gente strana; senza interrogativi insinceri, alcun problema nel farci vedere piangere.
A cosa stai pensando?
Per i filosofi del Vivere troppo, a questa domanda è facilissimo rispondere: è l’espressione verbale del pensiero che passa dentro. Impossibile rispondere Niente, come fanno i più: per noi la Reputazione non è altro che un cencio abbandonato su un ramo ammuffito.
Questi quattro filosofi che vivono troppo amano il rock, la disco, il jazz, le espressioni musicali in genere. Volgono all’irreale, all’arte, al parto giocoso della mente. Il primo filosofo annuncia, il secondo sorride, il terzo approfondisce, il quarto insiste. E un sorriso imperla i volti di questi poveri uomini, infelici sì di non essere conosciuti meglio, eppur sempre contenti di voler scoprire le mille sfaccettature del mondo che li circonda. Siamo golosi, ad uno di noi non piace la cioccolata, un altro è molte volte l’avvocato del Diavolo, l’ultimo sorride di plastica. Ma c’è rispetto, la pretesa di comprendersi, il subdolo amore tra persone che hanno la voglia di stare assieme per fare qualcosa di buono. Pochi soldi, come non dirlo. Ma non servono per dove stiamo andando.
Stiamo lavorando per voi? Ancora non lo sappiamo, resta il fatto che chiunque entra in contatto con la nostra realtà, ne rimane abbagliato, oltre che lievemente intimorito. Perché avete tutta questa paura di toccare con mano l’insegnamento che l’arte trasmette? Perché abbandonate a sé stessa la spinta irragionevole dei vostri giorni migliori? Non siete soli, volete capirlo?
Mondi con le braccia incrociate, arroccati sulle possenti gambe piantate al suolo, indefesse, che si guardano in cagnesco l’un l’altro, tesi, smaniosi, tacitamente elemosinanti di percepire un abbraccio caloroso.
I filosofi del Vivere troppo hanno aperto da tempo le loro braccia. Ora aspettano che siate voi ad affidarvi alla dolce culla delle parole sincere.
Siate folli. Siate sinceri. Siate curiosi. Siate voi stessi.

Monday, February 05, 2007

Donna senza vita

Donna senza vita che ti mangi le unghie sull’esito della liposuzione, che ti inguaini in microgonne che faranno risaltare il sedere e la vulva, che fai sbavare alla vista, che ti dimeni sulla pista.
Donna senza vita che lisci la tua pelle sino a tramutarla in una stoffa preziosa, profumata e soda, l’unico alternativa che il mondo ti offre per dare un senso alla tua esistenza.
Donna senza vita che ti ostini a vedere il rapporto sociale come un patto di sangue tra due entità: da una parte l’Uomo senza vita con la parvenza di un gruzzolo enorme, dall’altra la battaglia per accaparrarselo sessualmente. Sotto il Toro da monta con il fallo della firma prestigiosa, nell’apparenza d’un orgasmo di celebrità, che lo sperma del sorriso finto dell’Uomo senza vita ti empia sino a farti scoppiare l’utero.
Donna senza vita che non riesci a vedere alternative al di fuori dell’atroce strada della prostituzione legalizzata che la Società mediatica ti offre.
Donna senza vita che non partorirai altro che abomini dal corpo perfetto, dal vestito all’ultimo grido, spendendo e spandendo per impartirgli il concetto che i sensi, l’apparire e l’arroganza sono le uniche entità per divenire qualcuno. Donna senza vita che non vuoi vedere i naturali limiti del tuo figlio, insistendo sulla strada tracciata da te medesima, sino a farlo deflagrare in una pozza di disperazione.
Donna senza vita che con la tua presenza indomita e perfetta – il riflesso più agghiacciante della tua ignoranza – ammutolisci coloro che la vita se la tengono stretta. Donna senza vita che sputi la tua frustrazione contro la mamma dal bambino intelligente e umile, fumando in faccia ad esso quanta più bile per farlo soffocare, tentando di drogarlo in vena con la lunga siringa della tua lingua insincera.
Donna senza vita che t’accorgi di stare per sbagliare tutto, che non vuoi saperne d’usare la tua mente in maniera indipendente – perché affatto cool -, ostinata come la carica di un ariete ad un mulinello d’aria.
Donna senza vita dalle mille difficoltà mascherate dietro ad un sorriso schiocco, una frasi allusiva e il dimenare dell’opulenza del tuo corpo di plastica. Donna senza vita che ti desideri vuota.
Piacente e corteggiata da altri Senza Vita, aride isole solitarie – senza ponti né porti – in questo mare di sentimenti soffocati in cui non ti vuoi riconoscere.