Tuesday, January 24, 2006

Musica maestro!

Sono un batterista, sono un rullatore di anime. Dalle mie bacchette se ne scende la linfa che scuote tutto, che fa saltare gli adoratori al di la del muro dei tamburi e dei piatti, irretendo i cervelli dei bempensanti. La mia arma e' il mio corpo, le mie braccia le mie ascelle, che mulino incessantemente per dare un senso all'aria. Sono io colui che sgrossa il grosso cumulo di marmo. Il doloroso sudore e' il prezzo che devo pagare. Sono io che da' la prima forma all'operato.
Sono un tastierista, qui per caso come la fortuna ha voluto. Mi dissocio, in disparte; nei momenti lasciati a se stessi dal rozzo batterista, mi faccio sentire. Non sono forte, nemmeno integerrimo, ma ho stile da vendere. Pochi mi notano, nessuno vorrebbe essere al mio posto, ma tutti darebbero la vita per quel che ho dentro. Per le mie mani, flessuosamente agili, che trastullano neri e bianchi senza far distinzione. Sono io il secondo motivo, una scappatoia. Sono io colui che fornisce il pensiero all'opera.
Sono un bassista, l'alto rincagnato arruffato bassiata, con poche dita nelle orecchie di tutti. Non mi faccio sentire molto, ma servo a riappacificare gli strumenti tra di loro: senza di me la musica litigherebbe con se stessa. Nessun assolo, nessun protagonismo plateale, idolatrato dall'underground: praticamente un dio. Sono io la vera anima. Sono io quel che da' l'ultimo tocco all'opera, lisciandola plasmata con amorevole cura.
Sono un chitarrista, il pazzo e ciarliero chitarrista. Con il pennino che gratta il cielo notturno, stacco stelle dalla volta trapuntata; portandole al suolo negli occhi di tutti, sorprendendoli con guizzi e sguazzi ancestrali. Ritmato, serrato, mangiatore di perle, dall'occhio pelvico traviso sparo note all'indirizzo degli astanti. Sono la faccia che tutti vorrebbero, la storia che tutti farebbero; con la musica che se ne sgorga incessante dal pesante strumento di legno, che par un fruscello gorgogliante col mio sostegno. Pervaso di tensione artistica. Cosparsi di quel che siamo. I capelli a nascondere talvolta il viso - quasi a volermi immedesimare nel batterista, mio opposto -, porto la prima frase, l'atletico discorso, sparando a zero sulle illusioni. Sono io che metto la faccia di fronte alla feccia degli scannanti. Sono io che plasmo veramente la scultura, lasciando al batterista il piu' grosso, al bassista la rifinitura. Foga ipnotica.
La banda e' stata formata, il pubblico freme, i fianchi del tendone scoppiano. Che lo spettacolo abbia inizio.
Io sono la Band. Io sono scultura d'aria.

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