Tuesday, June 14, 2005

Somerset

Soffe di lana pressata, rigorosamente spesse; simpatici cani pulciosi gironzolanti per la casa che si scambiano le zecche con la perenne moquette; pance ripiene di liquido fermentato ribollente; guance sfatte da usi alimentari esagerati; conoscenza delle arti classiche di ottimo livello; e' questa la prima impressione quando si emigra per qualche settimana nel Somerset: lo zoccolo duro della cultura inglese, quanto di piu' anglosassone ci si possa immaginare.
Qui essere inglesi - non scozzesi, neanche irlandesi, solamente vera e pura epidermide inglese - e' una rivendicazione inapellabile, tanto da confinare i non autoctoni con nomignoli ricalcanti in ogni comune, quali "l'irlandese", o "il mangiatore di whiskey". Quando si viene a sapere che proprio da qui sono partiti i famosi, intrepidi, dilaganti coloni, visitare questi luoghi e' ancor piu' strano: case patrizie, citta' di chiara fondazione romana e una marea di casette tipicamente inglesi: gigantesche all'esterno ma, vista la perversa attitudine a riempirle di cabine telefoniche (loro le chiamano stanze), claustrofobiche all'interno. Penso che sia l'unico posto al mondo dove puoi startene comodamente seduto sulla tazza, aprire il doccino per farsi una doccia, lavandosi contemporaneamente le mani nel lavabo. Tutto questo pare un insulto al pensiero umano quindi, onde evitare improbabili rompicapi macchiavellici, mi decido a domandare ad uno di loro, ovviamente in uno stentato inglese (qui tradotto):"Scusi, ma come avete fatto a conquistare il mondo?". E il rude aborigeno che mi sta davanti con la pipa in bocca:"E' che eravamo curiosi di sapere quanto era grande il mondo". Fantastico.

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