Thursday, June 02, 2005

Mon dieu (5)

E va bene, mi decido a rispondergli; qualcosa del tipo: "ma che cazzo vuoi tu da me", sperando che comprenda a fondo la mia storia inenarrabile. Sette parole per riassumere il tutto? Sette nani di spiegazione. Anche i peccati capitali. Glielo dico in italiano, in un impreciso inglese, poi in un orribile francese imparato in quel momento di slancio passionale che m'ha portato qui. Ha compreso? Non so, forse non e' poi neanche tanto normale questo uomo, magari adesso cerchera' di usarmi brutalmente come tutti quelli che si son trovati in una situazione analoga. Maledetta mia testa, dovevi suggerirmi di legarmi alla vita un bel masso pesante. L'unico accorgimento onde evitare inspiegabili aiuti. La prossima volta mi faro' esplodere le cervella con un bel fucile. Ma dove lo vado a prendere un fucile qui? In quella casa lasciata tempo fa, custodito in un grosso cassetto chiuso a chiave, ci sono dei bei bastoni di legno e metallo lustro. Ben oliati. Cavi. Da riempire. Da far sfogare. Su di me. Ma la casa e' lontana. Impossibile tornarvici.
Probabilmente non ha compreso, infatti se ne va al di la del paravento. Andra' a prendere dei guanti di lattice: gli stupratori professionisti sanno che anche un capello puo' tradirli. Mi saettera' l'animo ripetutamente e poi mi gettera' finalmente nella Senna. Magari in pasto ai porci, sempre che ce ne siano in un raggio accettabile. Se e' un ulteriore passo verso il nulla, ben venga. E' tornato. Non ho paura.
Non vuole essere clemente con me, non vuole neanche toccare queste sode carni donategli dal caso. Si limita a sedere su quell'alto scranno e a portare alla bocca l'ottone tenuto in mano. E' un sassofono.
Questa non ci voleva.

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