Cuscino
Quando vi si dice la parola "cuscino", a che pensate? Probabilmente tornerete con la memoria al caldo giaciglio appena lasciato, all'accogliente morbidezza il quale par ch'esprima e, questo solo per i piu' abbietti all'esercizio telecomandesco, alla multicolore marmaglia che stropicciate ogniqualvolta la tensione televisiva s'accumula. Magari al cuscino di seta che custodite nell'armadio, aspettando l'occasione buona per usarlo. Anche al cuscinone che vostra madre mette ai piedi del letto, per completezza a quello in testa.
Ma effettivamente che cos'e' un cuscino? E' pressapoco qualche etto di bambagia piu' o meno sintetica, rivestita con delle stoffe presupposte pregiate, chiuso con degli espedienti vari, quali bottoni, bottoni automatici, velcro e alamari. Su di esso ci si appoggia la testa, a volte il sedere e, anche se si pensa di essere perfettamente puliti, si va a riporre su di esso delle scaglie d'umano. Frammenti di pelle morta, saliva, sangue. Lo potete sprimacciare molte volte, rivoltarlo all'aria aperta un'infinita' di tempi, sta' di fatto che quello penetrato non puo' piu' uscirne. Basti pensare all'odore che emana quando gli si appoggia la testa: non un odore asettico, ma qualcosa di discordante con il senso comune di pulito. Anche quando lo si lava, infatti, ha un alone nel sottofondo olfattivo di sporco. Sporcizia umano. Noi.
Ed anche se vi indignerete dopo questa lettura, tornerete a farvi abbracciare la testa dal tenero poggiatesta, una volta concluso che non c'e' niente da aver paura. Perche' e' difficile privarci di una parte di noi, anche se e' staccata dal resto del corpo. E' per questo che si sta male quando lo si butta via. E' una parte di noi stessi.
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