Wednesday, May 11, 2005

Giustizia divina

Contornata da un'immensa sicilia in fiamme se ne sta' una bambinella, di forse dieci anni, che implora.
Non implora nella maniera classica, non incute senzazioni supplichevoli, bensi' stimola orrore. Questa raffigurazione di crudelta' vuole la ragazzetta ghermente l'al di la' della tela, terrorizzatamente implorante di essere liberata da quel mondo che se ne sta' andando tra le lingue delle fiamme; non si puo' liberarla, non lo si puo' fare essenzialmente perche' la bambinetta ha sbagliato espressione del viso, ispirato al famoso Urlo, che piu' di avvicinare, tende ad allontanare.
Nel brulicante immobilismo creatosi, la mostruosa ragazzina se se sta' immota tra le fiamme, con la gamba sinistra appoggiata ad un immaginario scalino, continuando a chiedere un insperato aiuto. Ad una piu' attenta visione, pero', si riesce a cogliere un secondo aspetto del viso: quella bambina non sta chiedendo aiuto, vuole solo cercare di fuggire dal destino a lei assegnatogli, per cercare di bruciare anche il mondo che sta al di qua' della tela. Solo ora si capisce che non sta' subendo niente, che quell'incendio l'ha provocato lei, accecata da quella perversione, ora dissimulata quanto mai efficacemente. Una brusca salvezza. Bruttissima bambina non ci avrai mai, le tue squamose labbra non si poseranno su pelli umana, non piu', e non avrai piu' occasione di rovinare esistenze.
Parte del tuo nero vestitino si sta incendiando, ora anche la mano sinistra. Pure il gomito
[Colombotto Rosso, "L'urlo"]

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