Monday, May 02, 2005

Vita da pagliaccio

Oggi il clima e' festosamente gioioso, nel tendone la felicita' e' palpabile in ogni sedia, tavolino o giocattolo di sorta. E' il mio turno, la folla con le mani battenti aspetta solo me. Sono teso, non e' la prima volta che faccio quest'entrata, ma ogni volta e' la stessa storia. Gambe tremanti. Tentennamento nella voce. Succede.
Entro, la gente riesce a a riconoscermi sin da subito, io contraccambio con un inciampo ad arte. Sedere a terra, espressione desolatamente triste e buco nella scarpa bene in vista. Prima ondata di ilarita'. Fantastico.
Mi rialzo, faccio un balzello, poi un altro saltello, poi ancora mi riaccascio al suolo. Seconda, terza, quarta ondata. Un bambino si tiene l'addome, la madre ha il viso squarciato da un sorriso. Sono stato io.
Mi destreggio in improbabili esercizi magici, sbagliandoli come programmato. Talvolta mi ritrovo a terra, tal'altra no. Tutto come previsto, tutto perfetto. L'abbondanza di cerone e' solo una maschera per aumentare il buonumore. Un poppante, forse non comprendendo che sto facendo, batte le manine spaesato. Vuole imitare gli altri. Non me, intuisce che quello che faccio e' solo finzione.
Con un ultima capriola ed un finale a capofitto sul pavimento, mi ritrovo a salutare tutto quel dilagare di risa.
Lasciato dietro di me il sipario, abbandono quel calore umano. Quel calore inventato da me.
E che il domatore dei leoni mitighera'.

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