Mon dieu (6)
Di nuovo quella musica forte, dolce e potente, mi si insinua dentro facendomi pervadere le membra di uno spasmo quasi orgasmico. Non ce la faccio più ad inveire contro questa armata d'aria, non riesco proprio a farmela odiare.
E' questa colonna sonora che mi ha spinto fin quì; scelta tra milioni di pezzi, sin dalla prima volta che mi si è presentata all'udito ho capito che sarebbe stata per sempre. E' una cacofonia inversa eseguita da musicisti inesperti, quindi perfetta e istintiva come solo i bambini gementi sanno essere. La base dello stomaco oramai è diventato un ciottolo di fiume pesante come un macigno, caldo come una pentola sul fuoco, e la bocca semiaperta dallo stupore s'asciuga pian piano come un corpo madido di sudore esposto al primo sole primaverile. Allargo le mani, butto la testa all'indietro e lascio che la spinta gravitazionale porti il mio busto da dove l'avevo poc'anzi strappato. Sto guardando sopra quest'immenso letto di foglie germoglianti.
Un abbaino ricavato tra le spesse travature di questa soffitta volge lo sguardo verso il cielo notturno. Il pezzo musicale della vita e il cielo piangente di stelle di Parigi: come non cercar di pensare ad una possibile salvezza. Ad una via d'uscita. La mia.
Avverto le ultime impercezioni del suono caratteristiche, sicuro preludio alla fine oramai prossima: tra poco dovrò decidere che cosa voglio farne della mia vita. Non c'è mai stata occasione migliore. L'ultima.
Per decidere quale fulmine cotonato dovrà colpirmi ancora.
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