Brennero: la speranza
Quel giorno le due amare strisce d'asfalto adagiate sul fondo della val d'Adige sembravano tacitamente accusare i due ignobili pellegrini sfreccianti. Due coniugi, morigerati ai piu', stavano scappando da un paese per cercar di compiere un miracolo: realizzare un sogno.
Si erano sposati una bellissima mattina di primavera, le rispettive famiglie avevano visto il tutto come un sicuro presagio ad un limpido futuro, e la luna di miele era stata quanto di piu' dolce ci potesse essere. Denaro ce n'era poco - erano molto giovani e di provenienza assolutamente normale - ma l'amore sbocciato qualche mese prima era rimasto immutato, distogliendo l'intenzione d'intenti dal fatto meramente utilitaristico. Non avendo aspirazioni future occludenti, avevano sin da subito cercato di produrre un dolce frutto del sentimento che li legava. Avevano provato per mesi, poi per anni, ma la dolcezza di uno sguardo nuovo non voleva saperne di svelarsi. Andarono da dei specialisti, scoprirono una rara malattia nel ragazzo, un demone perverso che uccideva il seme quando oramai aveva gia' fecondato il nucleo germogliante di lei. Non si persero d'animo - erano ancora giovani e rampanti - quindi s'adoperarono al piu' presto nell'avviare le pratiche per ottenere sorrisi gia' compiuti, abbandonati, di sicuro passato amaro. Sapevano tutto questo, ma speravano di infondere l'amore che li univa a quella semi-nuova vita. Purtroppo, non avendo il reddito da neo-nababbi, neanche questa possibilita' era a loro contemplabile.
Pianto, disperazione, gementi suppliche da parti dell'infame sterile affinche' la propria dolce meta' lo lasciasse definitivamente per un altro, efficacemente fecondo. Un riproduttore.
Ma la gioia del stare assieme tra di loro era troppo grande. Si informarono sui nuovi metodi: ci volevano molti soldi, ma non era un ostacolo per i due. E cominciarono a racimolare, lasciando lampi di gioia espressi solo in un mondo esclusivamente televisivo, venendo giornalmente derisi per la pochezza del loro avere. Erano sordi a tutto questo, sempre piu' forti man mano che la montagna di valori terreni s'ingrandiva. Il boato che segui' il raggiungimento dell'insperata salvezza non fu nulla al cospetto a quello della marmitta usurata che ne segui' subito dopo: adesso dovevano fuggire.
Fuggivano da un luogo spaziale dove non si era riuscito ad esprimere un giudizio in merito e che quindi, in un clima di vera indecisione, ogniuno sceglieva l'atteggiamento da adottare. Quasi sempre non comprendendo. Ma a loro non importava, volevano solo qualcuno a cui trasmettere dei valori reali, tangibili, nell'intento di portare avanti la storia infinita della creazione. Scappavano da non si sa chi. Da non si sa cosa. Scappavano comunque. Fuggivano nella speranza che la tecnologia li potesse aiutare.
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